sabato 23 novembre 2013

Cara mente, non sei più mia amica!




Marina ha 28 ed è bella, mooolto bella. La guardo seduta di fronte a me e penso che qualsiasi uomo farebbe follie per lei. È molto curata, ben vestita, elegante nei modi. E poi è colta, brillante, generosa e molto dolce. Ma anche ambiziosa e sognatrice.
Una metà di voi a questo punto vorrebbe conoscerla, l'altra metà già la odia un po' perché è troppo "fortunata" e pensa :"ma che cavolo di problema vuoi che abbia questa?". Come tanti ragazzi non ha ancora trovato il percorso lavorativo che soddisfi in pieno il suo potenziale e i suoi desideri, ma non è questo il problema. Il suo "problema" sono gli uomini. O meglio, il suo rapporto con gli uomini. O meglio ancora, ciò che le dice la sua mente quando si rapporta con gli uomini. Se un ragazzo le piace o, peggio ancora, fa nascere in lei un sentimento, la sua mente comincia a dirle:

  • "non sei abbastanza per lui", 
  • "non sei bella/intelligente/brillante/sicura come lui vorrebbe", 
  • "non sei bella/intelligente/brillante/sicura come la sua ex", 
  • "lui potrebbe avere molto di più", 
  • "se dico e faccio ciò che penso, penserà che sono una ragazzina", 
  • "se gli dico che questa cosa non mi va bene o se pretendo di più, lui scapperà", 
  • "mi lascerà come tutti gli altri", 
  • "non sono niente di speciale", 
  • "sono sempre la seconda".

E potrei andare avanti...
Non ci provo nemmeno più a convincerla che la realtà non è come lei pensa, che è bella, intelligente ecc. Qualsiasi cosa le dica è pronta a ribattere con una frase perfettamente sensata o un esempio calzante. Insomma, mi frega. Ho capito che dovrà convivere con questo senso di inadeguatezza ed il pensiero che "non vale abbastanza". E, purtroppo, con i sentimenti che questi pensieri fanno nascere in lei. Insicurezza, paura e dolore. Dolore, dolore, dolore.
 

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Il vero problema, però, finalmente ci arriviamo, è come si comporta quando ascolta questi pensieri. A volte si tira indietro, non ha il coraggio di dire al ragazzo in questione che le piace, che prova dei sentimenti e chissà? Magari lui pensa le stesse cose, ma allo stesso modo ha paura di farsi avanti o mostrare i propri sentimenti...
In altre situazioni Marina non dice cosa si aspetta da una relazione e magari "accetta" situazioni che dopo un po' la fanno inevitabilmente soffrire, perché non sono rispettose dei suoi sentimenti (ci siamo capiti?). In altri termini, è quello che si definisce un problema di autostima, immaginando che una persona con un'alta stima di sè sappia porsi in maniera assertiva nei confronti degli altri. In termini ACT è un esempio di ciò che si intende quando si dice che la mente non sempre è nostra amica...certo, quando dice a Marina di non confessare i propri sentimenti al ragazzo le permette di godere di un abbassamento dell'ansia, ma a che prezzo? Quando le dice di accettare le richieste di qualcuno non innamorato di lei le permette di allontanare il timore di essere lasciata, ma a che prezzo?
 
Faccio un altro esempio. Se sono un tossicodipendente in crisi di astinenza, la mia mente cercherà di trovare tutte le possibili "soluzioni" a questo problema. Soluzioni che mi permettano di far cessare il dolore che sento il più in fretta possibile. Trovare della droga, trovare i soldi per comprarla, rubare, litigare con le persone che mi sono vicine, prostituirmi? Avrò la mia dose ed il dolore si allontanerà, ma a che prezzo? Gli amici e i familiari mi allontaneranno, potrei essere arrestata, sono andata contro il mio principio di onestà, ho perso la dignità...la mente è stata mia amica??!!
Qual'è la via d'uscita da questa situazione? Domanda da un milione di dollari...e la risposta sarà nei prossimi post...




lunedì 18 novembre 2013

La scelta giusta



Sabato sera ho festeggiato il compleanno di un'amica al ristorante giapponese. Io adoro il sushi! Soprattutto perché ho l'idea di poter mangiare quanto voglio senza che questo influisca sulla mia linea (riso e pesce non fanno ingrassare, vero?). Il giorno dopo la bilancia non era d'accordo con me, ma non importa, questa è un'altra storia. Il punto è un altro.

Mi è tornata in mente la metafora creata da un paziente poco tempo fa. Diceva di sentirsi come in un ristorante giapponese, appunto, in cui c'è la formula "all you can eat": sapete come funziona, no? Si sta seduti ad un lungo tavolo mentre un nastro scorrevole posto al centro del tavolo stesso si muove, facendo passare sotto il naso degli avventori piccoli piatti con piccole porzioni di cibi diversi. Pagando un prezzo fisso, ciascuno può servirsi da solo e assaggiare tutto ciò che vuole. Bello!

Roger Augdal Olsen      
Bello? Davvero? A volte dover fare delle scelte non è così divertente. La nostra mente, quando siamo di fronte ad una scelta, comincia a parlare…dice cose come “cosa vuoi veramente?”, “sei sicuro della tua scelta?”, “se prendi questo, dovrai rinunciare a quell’altro?”. E ancora: “e se non fosse la scelta giusta?”, “e se poi ti accorgessi di aver sbagliato?”, “guarda che in passato hai fatto delle scelte sbagliate, stai attento”.  Aiuto! Siamo sempre più confusi e per paura di fare la scelta sbagliata…non scegliamo affatto. Sì, il risultato è che restiamo immobili a guardare tutte le pietanze che scorrono davanti a noi senza riuscire ad assaggiare nulla. Il nastro scorre, come la vita scorre con le opportunità che ci offre e noi restiamo immobili, affamati, a valutare tutte le opzioni nella nostra testa.

Intendiamoci, non voglio dire che sia necessario prendere decisioni affrettate o che sia negativo ponderare i pro e i contro di una situazione, ma vi è mai capitato di rimandare una decisione perché vi creava ansia? Magari con pessimi risultati, perché pensavate di vivere sereni fino al momento della scelta e invece la vostra mente continuava a tornare lì, a valutare, soppesare, rimuginare…
C’è anche chi adotta una strategia diversa: l’indecisione della scelta mi crea ansia e allora io scelgo subito la prima portata che mi passa sotto il naso (via il dente, via il dolore!). Sono due comportamenti all’apparenza così diversi e invece nascondono un meccanismo comune: il desiderio di fare la scelta giusta mi provoca pensieri fastidiosi e sentimenti spiacevoli, allora devo fare qualcosa per non sentirli, per allontanarli da me. 

Ciò che succede nella nostra mente non sempre ci è utile, non sempre ci fa prendere le decisioni giuste (a volte non ce le fa prendere affatto!), non sempre ci fa fare le cose che ci fanno stare meglio e, spesso, non ci fa somigliare alla persona che vorremmo essere. Nell’ACT (Acceptance and Commitment Therapy) si dice che non sempre la mente è nostra amica. Quant’è vero! Nei prossimi post ne parlerò ancora. Se leggendo queste righe vi è capitato di pensare “bhè, sì, è capitato anche a me”, mandatemi le vostre storie!